La mia Venezia romantica

 

di Laura Bumbalova

Dorsoduro

Le persone dal animo romantico, non possono non innamorarsi di Venezia.

Questo accadde a me, quando nel lontano 1990 la visitai per la prima volta, ero ancora bambina, e sapevo già che avrei voluto da grande conoscere tutto della sua bellezza.

Ricordo che la sera prima di partire buttai nel Canal Grande, il cuoricino di legno che aveva scolpito per me il mio primo amore, lo sfilai dal collo, lo lanciai nell’acqua, e feci a lei, a Venezia una sorta di promessa, che forse oggi da donna matura  non riuscirei più a fare.

Coeur_O_Drop

“Alcuni dicono che la cosa più bella sulla nera terra sia un esercito di cavalieri, altri di fanti, altri di navi, io invece quello di cui uno è innamorato” (Saffo)

All’età di diciotto anni riuscii a realizzare il mio sogno, studiare storia dell’arte, avrei potuto scegliere, Londra, Parigi, Roma, Firenze, ma nel mio cuore c’era Venezia.

Ricordo tutto come fosse ieri.

Il periodo più romantico e spensierato era quello in cui abitavo a Dorsoduro, prima verso l’Accademia e poi verso Campo San Barnaba.

A dire il vero, le calli, le fondamenta, i ponti e tutto in quella zona di Venezia all’imbrunire si ricoprono di un aura romantica. Non è necessario essere accompagnati da un compagno/a per provare delle sensazioni.

Il Ponte delle Maravegie mi ha sempre incantato di sera,   e il suo nome è legato ad una leggenda dai tratti delicati. Nel Palazzo di fronte al ponte, forse quello che si vede venendo dall’Accademia abitavano sette sorelle, di cui sei belle e una brutta. Un giorno un giovane barcaiolo cominciò a frequentare la loro casa perché speranzoso di sedurne almeno una delle sei, ma subito dopo le sue frequentazioni cominciò a dimagrire, a non avere forze e non riuscire nemmeno a partecipare alle regate. Pensa e ripensa, arrivo alla conclusione di essere stato ammaliato dalla sorella brutta, la Marina. E un giorno   decise quindi di ucciderla, per liberarsi del male che lo aveva colpito, aspettò che le sei sorelle, le belle, uscissero di casa, e si avvio verso il Palazzo. Sul ponte però gli capitò una cosa strana, nel cielo all’improvviso comparvero sette stelle a forma di carro, di queste sette, sei si spensero e ne rimase una che brillava, ed era così bella che subito dopo come per incanto il suo sguardo cadde alla finestra del Palazzo, dove vide la brutta Marina inginocchiata davanti al Crocifisso e in quell’attimo si innamorò perdutamente di lei, da qui il nome ponte delle Maravegie o delle Meraviglie. A Venezia basta alzare lo sguardo e… il miracolo si avvera!

Signora alla finestra

Johann Heinrich Füssli – Signora alla finestra al chiaro di luna (1800-1810)

Certo romantica è anche la passeggiata alle Zattere, quante volte ho percorso quelle fondamenta e quanto bello era sedersi lì a leggere un libro in primavera, volgendo ogni tanto lo sguardo verso la Giudecca, con le sue case colorate e le Chiese. Spesso mi concedevo, soprattutto in estate un gianduiotto da Nico, una vera delizia con cioccolato e panna, che gustavo lentamente, lasciando da parte tutti i pensieri.

09 Zattere, Venezia 1999

Fotografia di Francesco Barasciutti- Zattere (1999)

Rimasi sorpresa un giorno leggendo sul nizioleto di un ponte, di una Calle e di una Fondamenta-Donna Onesta. Andai subito a trovare il mio amico Jacopo che sa tutte le leggende su Venezia, tramandate a lui dal padre e al padre dal nonno, mi raccontò che questi luoghi furono dedicati ad una giovane donna, moglie di uno spadaio, bella e molto affascinante. Di lei si innamorò un patrizio, che per incontrarla ordinò al marito una misericordia, un giorno andò li con il pretesto di vedere se fosse pronta e trovando la donna sola, abusò di lei, subito dopo la giovane Lucrezia veneziana, colpita nell’onore si pugnalò davanti al patrizio con la misericordia che lui stesso aveva ordinato. Sono storie forti, ma che rimangono impresse, storie di amore vero.

misericordia

Misericordia, l’arma del colpo mortale

Ricordo ancora quando abitavo vicino a Campo San Barnaba l’odore di pane che si sentiva al mattino, dal panificio in Campo. Aprivo la finestra e oltre alla vista sui tetti delle case, sentivo questo profumo, questo profumo indescrivibile.

Tutti per mangiare le paste vanno da Tonolo, io invece andavo da Colussi in Calle lunga San Barnaba. Prima di andare a lezione non rinunciavo al krapfen alla crema gustosi che uscivano da quel laboratorio.

Quanti scorci, quante albe e tramonti, odori ed emozioni si intrecciano nei miei ricordi delle calli e dei campi del Sestiere di Dorsoduro… fu allora che il mio amore per questa città divenne anche passione.

Attendete a breve sul blog di BestVeniceGuide un mio post dal titolo “Fidanzarsi a Venezia. Racconti di vita vissuta”

 


 

Buon San Valentino a tutti quelli che credono nell’Amore!

Amore e Psiche bambini di W.A. Bouguereau, 1890

W.A. Bouguereau- Amore e Psiche (1890)

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