Ritratti di sovrani e aristocratici nella Serbia medioevale

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Laura Bumbalova

I ritratti di sovrani e aristocratici, raffigurati nei cicli di affreschi delle chiese della Serbia medievale, costituiscono una fonte primaria nella ricostruzione della storia del ritratto medievale, dell’abbigliamento bizantino-balcanico e della storia politico-religiosa della Serbia tra XII e XV secolo. A questo tema, nel corso dell’intero secolo scorso, storici, archeologi e storici dell’arte hanno dedicato numerosi studi, pubblicati per la maggior parte in lingua serba.

Da questi studi emerge che i ritratti in questione sono molto frequenti nelle chiese della Serbia e la ragione di tale frequenza è l’idea della zadužbina (il prezzo per l’anima), fondare e restaurare una chiesa o un monastero per guadagnarsi   la salvezza dopo la morte.

Il primo ritratto di sovrano risale al XI secolo e si trova nella Chiesa di San Michele a Ston, questa tradizione continua fino al XV sec., quando la Serbia cade sotto la dominazione ottomana.

Due sono le aree geografiche, che hanno avuto un ruolo importante nella storia della Serbia: la regione di Zeta e quella di Rašja. Le informazioni sul periodo della dinastia di Zeta sono scarse, l’unica fonte è un ritratto di re (Mihail o Boldin), conservato nella suddetta chiesa di Ston (1077-1150). Per gli altri periodi, invece, che vedono protagonista la regione di Rašja, si hanno a disposizione fonti scritte (le vite di sovrani, la corrispondenza papale, gli inventari delle chiese, gli ati di donazione, i contratti commerciali) e testimonianze figurate (affreschi e raffigurazioni nelle arti minori). La regione di Rašja si ricollega alla dinastia del casato Nemanja. Tale dinastia viene fondata da Stefan Nemanja nel 1166, suo figlio Stefan nel 1217 riceve la corona del papa Onorio III e diventa Prvovenčani (il primo incoronato). Cinque anni più tardi verrà incoronato nuovamente, secondo il rito greco da suo fratello Sava (il primo arcivescovo ortodosso della Serbia). Questa doppia incoronazione illustra la specificità di questo regno balcanico, a cavallo tra Oriente e Occidente. L’ultimo rappresentante di questa casata è Uroš V (morto nel 1371), dopo i Nemanja, la Serbia sarà governata dai cosiddetti principi guerrieri (Vulkašin. Marco, Lazar e Stefan).

Stefan Nemanja (poi San Simeone), Stefan Prvovenčani (poi San Simon), Radoslav e Vladislav (figli di Stefan Prvovenčani), Uroš I (figlio di Vladislav), Dragutin e Milutin (figli di Uroš I), Vladislav e Urošić (figli di Dragutin), Stefan Dečanski, figlio di Milutin, Dušan, figlio di Stefan Dečanski, Uroš V figlio di Dušan, sono i Nemanja ritratti nelle chiese della Serbia tra gli inizi del XIII e la fine del XIV secolo. Raffigurati come committenti, mediatori presso Cristo o soggetti con altre funzioni, hanno svolto uno o più volte il ruolo di donatori (eccezione fa, solo Stefan Prvovenčani). Il committente è generalmente uno, ma possono essere anche due: padre e figlio, figlio e padre o due fratelli. Un’interessante variante si trova nella Chiesa dell’Ascensione della Vergine a Matejča, ove il modellino è nelle mani di Jelena e Uroš, cioè di madre e figlio.

Durante il primo periodo del regno dei Nemanja, i committenti venivano rappresentati in scene sacre, come per esempio, quello della Vergine che presenta a Cristo il committente, la Vergine tiene per mano il committente e lo precede. Questa scena si trova a Studenica, Chiesa dell’Assunzione (con committente Radoslav) e a Mileševa, Chiesa del monastero (con committente Vladislav).

Quando i re serbi, da Milutin in poi, cominciarono a considerarsi tra i diretti discendenti dell’impero bizantino (un esempio interessante è albero genealogico dei Nemanja, nella chiesa dell’Ascensione a Matejča), cambiò anche il modo in cui essi venivano rappresentati sugli affreschi delle chiese. Il passaggio dal sacro al profano bizantineggiante è segnato dall’affresco dell’Adorazione di Cristo in trono della Cappella di Burčevi Stupovi, ove Stefan Nemanja, Stefan Prvovenčani, Uroš I, sua moglie Jelena, Dragutin, suo figlio Vladislav e Katelina, fanno parte di un’iconografia tradizionale di Adorazione, mentre Milutin e sua moglie Jelena sembrano astratti da essa. Questa nuova moda è ben chiara a Gračanica, Chiesa di Santa Maria Annunciata, ove il ritratto di Milutin non è più inglobato in una scena, ma è rappresentato da solo, con il modellino della chiesa in mano. Lo stesso si può dire per Arilje, Chiesa di Sant’Achille, ove Milutin, Dragutin e Katelina sono al centro della scena, mentre Cristo è raffigurato sullo sfondo. Altro esempio è quello di Banja Pribojska, ove Stefan Dečanski e il figlio Dušan, sono ritratti da soli. Il culmine di questa moda però è a Dečani e a Lesnovo. A Dečani il re Dušan, con la moglie e il figlio è raffigurato in un affresco che rappresenta un vero e proprio ritratto di famiglia e a Lesnovo si trova il ritratto più monumentale del sovrano serbo, Dušan è alto 2.95 m e affianco a lui, come a voler sottolineare la sua potenza, la moglie e il figlio.car

Dei cambiamenti riguardano anche lo stile. A Mileševa e a Sopočani incomincia a delinearsi una sorta di realismo, che crea una forte cesura, tra il modo di rappresentare i santi (maniera impressionistica) e i sovrani. Un realismo più pronunciato nella storia del ritratto serbo appare negli affreschi di re Milutin (a Žiča, affresco con inno a Dio di Damasceno e Gračanica con il ritratto di Milutin). Le immagini di Dušan e dei suoi contemporanei manifestano già due concezioni di ritratto del tutto contrarie l’una rispetto l’altra. Negli stessi anni e nello stesso ambiente appaiono in parallelo le figure di sovrani realistiche e quelle idealizzate. Il ritratto di Dušan a Dečani è un esempio tipico dello stile realistico e calligrafico; mentre quello a Lesnovo di quello idealizzato fino all’apoteosi.

Nonostante le differenze che si notano nello stile dei ritratti reali, della metà del XIV secolo, ci sono ugualmente delle caratteristiche comuni. Tutte le immagini di re si distinguono per l’aspetto rappresentativo ed è l’elemento laico che domina. I ritratti espressionistici dell’epoca degli zar spariscono nel periodo posteriore ai Nemanja, ma il loro influsso sullo stile successivo non è per niente minimo. Il ricco colorito e il disegno fine si perfezionano sempre più nel nuovo stile del XV secolo esempio in questo senso, i ritratti della Chiesa dell’Arcangelo a Prilep: il re Marco e il re Vukačin. Nel XV secolo si afferma la scuola di Rešava, che attua il ritorno alla composizione semplice, in cui il donatore ha uno stretto contatto con il santo donatario, in questo periodo non si può più parlare di veri e propri ritratti, ma di immagini espressive.

Le più forti tendenze laiche nella storia del ritratto reale serbo si fanno notevoli nelle tavole genealogiche dei Nemanja. Tra il 1320 e il 1322, a Gračanica fa la sua comparsa il primo affresco genealogico della dinastia serba. Questa interessante composizione derivante dallo schema dell’albero genealogico di Cristo (l’albero genealogico di Jesse) ritorna più tardi in forma evoluta a Peč, a Dečani e a Matejča. A Matejča i sovrani serbi vengono imparentati, per motivi ideologici, alla dinastia bulgara degli Asen e a quella bizantina dei Comneni.

Interessanti sono anche le composizioni storiche, a cui i sovrani prendono parte, come per esempio Uroš I nella scena del compianto per la morte della madre, Anna Dandolo (Studenica, Chiesa della Vergine); Stefan Nemanja raffigurato ad Arilje, Chiesa di Sant’Achille e a Peč, Chiesa di San Demetrio (qui protagonista è anche Stefan Dečanski).

Una particolarità serba è l’immagine “dinastica”. Il sovrano regnante è circondato dai suoi antenati, questo garantisce la santità ad i suoi antenati e legittimità al suo potere (per esempio a Studenica e Sopočani). Il re è sovente posto a fianco di Costantino il Grande.

Gli affreschi sono anche delle importanti fonti per la storia dell’abbigliamento, da essi possiamo avere informazioni sull’abito ordinario (per esempio dai personaggi secondari della morte di Anna Dandolo), quello religioso (Anna Dandolo e il re Uroš   I nella stessa scena; Prvovenčani e Jelena moglie di Uroš I, nella Chiesa di Sant’Achille ad Arilje; Jelena e Uroš I a Gračanica, Chiesa di Santa Maria Annunciata) e quello da parata che dalla fine del XIII secolo è di ispirazione tipicamente bizantina.

Durante il regno di Uroš II, o meglio noto come Milutin (1282-1321), la Serbia attraversa un periodo di notevole sviluppo economico e politico. Il consolidamento della regalità serba spinge il re ad appropriarsi di tutti gli attributi che appartenevano al più potente dei sovrano, l’imperatore bizantino. L’apogeo si raggiunse sotto il re Dušan (1331-1355), che dopo aver instaurato un’egemonia serba sui Balcani, si fece chiamare “il successore dell’imperatore dei greci per grazia di Dio” e il basileus e autokrator dei Serbi e dei Greci”. Nel 1346 venne inoltre incoronato imperatore.

L’aumento di potere dei sovrani serbi è visibile nei loro ritratti affrescati nelle Chiese, ove oltre ad assumere sempre più un carattere rappresentativo, cominciano ad indossare abiti e a portare insegne degne unicamente dell’imperatore di Bisanzio.

Andiamo ad analizzare dettagliatamente questo abbigliamento.

  1. Divitision

Lunga tunica portata con loros e manikion. Il colore varia tra porpora e nero. Lungo fino alla caviglia e con maniche piuttosto strette, la divitision è considerata l’equivalente del sakkos. E’ decorato sulla spalla e ai bordi da ricchi motivi dorati. Sulla parte superiore della manica fasce di stoffa riccamente ornate, chiamate peribrahonia. In genere manikion, loros e peribrahion sono tagliati nella stessa stoffa.

  1. Manikion

E’ un’insegna tipicamente orientale, consiste in un collare portato intorno al collo, eseguito in tessuto di broccato d’oro, talvolta con supporto rigido e ornati di perle e di pietre preziose. All’epoca dei Nemanja sia i re che le regine lo portavano. Su certe raffigurazioni è presentato come un collare molto alto, vistoso, che serra il collo. Chiesa di Gračianica- Simonida.

  1. Granatza

Spesso i sovrani serbi portavano una lunga dalmatica con maniche molto larghe all’estremità, chiamata granatza. Sull’affresco della chiesa di Dečani del XIV secolo la regina Jelena, sposa del re Dušan ha un mantello simile. E’ attestato ugualmente negli affreschi della Chiesa di Ziča e Peč.

  1. Loros

E’adottato alla corte di Bisanzio prima di tutto come un insigna imperiale. Si tratta di una fascia che ricade liberamente sul davanti e dopo aver cinto la vita viene appoggiata sul braccio sinistro. Il loros fa parte del costume ufficiale dei sovrani balcanici. Lo si trova in quasi tutte le rappresentazioni di sovrani serbi. Il re Dušan a Leskovo a Peč, a Dečani porta un loros crociato. Il loros più tardi viene adottato dagli arcivescovi ortodossi e prende il nome di omophorion.

  1. Il lungo mantello

Un attributo dei re e delle regine dei Nemanja è il lungo mantello posato sulla divitision, il manikion e il loros. Talvolta esso è fermato da una spilla sulle spalle o sul petto; la base del mantello è decorata da un bordo ricamato con filo d’oro e pietre preziose. Il mantello è più portato alla corte serba che in quella bulgara. Nel Medioevo anche la qualità dei tessuti è un segno di distinzione tra sovrani e sudditi. Gran parte delle stoffe era tessuta a Bisanzio, tuttavia gli inventari di Dubrovnik rilevano ugualmente un commercio importante di tessuto dall’Occidente e più particolarmente dall’Italia e dalle Fiandre. Le stoffe serbe sono preziose. Interessante è la decorazione con le aquile bicipiti che spesso si ritrova sugli abiti dei sovrani, come anche dei nobili di provincia, si tratta di un simbolo tipicamente imperiale (Ziča, cappella sud).

  1. Corona

La corona è simbolo per eccellenza del potere. Vi sono alcuni tipi di corone che ornano le teste dei sovrani serbi:

6.1. Kamelaukion

Il Kamelaukion è la corona ufficiale dei re serbi, una sorta di casco regale, chiuso alla sommità, ornato con perle, pietre preziose e munito di pendenti, chiamati Prependilia o Kataseista. Talvolta è sormontato da una grande pietra preziosa, orphanos. Questo tipo di corona è adottato a Bisanzio nel VI-VII secolo. Nel XI secolo divenne la corona ufficiale imperiale e lo resterà fino alla fine dell’impero bizantino. In Seria si trova sovente sugli affreschi del XIII-XIV secolo, senza dubbio per imitazione bizantina.

6.1.1. Chiesa di Sant’Achille ad Arilje e chiesa della Vergine a Studenica. Stefan, fondatore della dinastia dei Nemanidi in costume da parata, porta una corona del tipo kamelaukion.

6.1.2. Uroš I, Stefan Dragutin, Milutin e Stefan Du an portano ugualmente il kamelaukion (Chiese di Sopočani, Dečani, Gračanica, Studenica, Prizren, Psaca)

6.1.3. Il re Stefan Uroš I nella scena storica della morte della regina Anna Dandolo (Chiesa di Sopočani) porta lo stesso il kamelakion.

6.2. Stemmatogyrion

Attributo degli alti dignitari della corte bizantina. Nel trattato dello pseudo-Vlodinos si trova di questa corona la seguente descrizione: “una corona ornata di pietre preziose e di perle che possiede quattro piccoli archi sul davanti, dietro e ai lati. Talvolta è munita di perpendilia. Inizialmente era il segno distintivo del legittimo erede al trono, il figlio dell’imperatore”.

6.2.1. Chiesa di Mileševo (nartece). Stefan Provenčani porta lo Stemma togyrion.

6.2.2. Chiesa di Karan. Il piccolo Uroš IV, figlio di Dušan porta lo Stemmatogyrion

6.3. Propoloma

Il propoloma ha forma di largo cestino aperto nella parte superiore e talvolta è dentellato. Si tratta del principale elemento distintivo delle regine serbe all’epoca dei Nemanja. E’accompagnato da imponenti orecchini del tipo “ad modum slavicum”

6.3.1. Chiesa di Arilje. La regina Caterina porta il propoloma e su di esso, un velo.

6.3.2. Chiesa di Studenica. La regina Simonida porta il propoloma.

6.4.Corona di tipo occidentale

La corona di tipo occidentale ha forma di largo giunco su cui passa un velo sottile. Chiesa di Sopočani. La regina Elena d’Angiò (sposa di Uroš I) porta una corona di tipo occidentale.

  1. Scettro

Lo scettro è conosciuto nella Serbia medioevale in due varianti: corto e lungo. Nella Serbia dei Nemanja consiste spesso in un bastone, sormontato da una croce, doppia o tripla. Il re la tiene nella mano destra. La prima rappresentazione di regina con scettro è il ritratto di Simonida, Paleologo (sposa del re Uroš II Milutin) a Studenica, nella Chiesa di San Gioacchino e Sant’Anna (chiesa reale) agli inizi del XIV secolo. La sovrana ha nella mano destra uno scettro riccamente decorato di pietre preziose. Dopo il 1346, la regina Elena di Bulgaria, sposa del re Dušan, porta uno scettro simile nell’affresco della chiesa di Lesnovo).

  1. Spada e lancia

Spada che definisce il basileus come capo militare dell’impero; lancia, un regalia specifico della monarchia serba.

  1. Akakia

L’akakia a Bisanzio è simbolo della fede imperiale. E’ visibile in tutte le rappresentazioni dei monarchi bizantini e balcanici.

In Serbia si vede per la prima volta alla metà del XIII secolo, in una scena del re Stefan Uroš I. nel XIV secolo sui ritratti dei Nemanja prende la forma di un rotolo, stretto da un filo rosso. Costantino Porfirogenita scrive che l’imperatore deve tenerla nella destra, i re seri nella maggior parte delle raffigurazioni lo portano nella sinistra.

  1. Il globo

Il globo occupa un posto importante fra gli attributi del basileus. Nel XIII secolo lo portano i re seri Radoslav, Vladislav, Uroš I e Milutin.

 

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