L’importanza della Neue Staatsgalerie di James Stirling per Stuttgart

Staatsgalerie

Laura Bumbalova

 

Stuttgart è la capitale della regione di Baden – Württemberg. Questa città è situata in una posizione spettacolare da un punto di vista morfologico. Si propone come un anfiteatro; nella parte collinare si trovano sobborghi ottocenteschi, in quella inferiore, la vecchia città, il parco (di circa 3 km) e palazzi medioevali e settecenteschi.

Stuttgart, distrutta durante la Seconda guerra mondiale, è stata ancor più danneggiata dalla ricostruzione post-bellica. Gli urbanisti tedeschi nell’immediato dopoguerra si trovano davanti alla necessità di ristabilire rapidamente un ordine. Questa ricostruzione, che non è stata frutto di una programmazione razionale, ha provocato grossi squilibri nell’assetto della città. Ne è proprio un esempio l’area destinata alla Neue Staatsgalerie, quella compresa tra la Urbanstrasse, la Eugenstrasse e la Konrad Adenauer Strasse. L’area è affiancata sul lato Nord dalla Vecchia Galleria, un importante edificio che, nel periodo postbellico; viene ad essere isolato dal centro monumentale della città dalla Konrad Adenauer Strasse, divenuta una superstrada urbana. E’ una vera e propria violenza da un punto di vista urbanistico, che sarà comunque riparata negli anni Settanta dal Comune di Stuttgart con la realizzazione dell’intera area ad Est della Konrad Adenauer Strasse.

Il concorso per la progettazione del complesso viene bandito nel 1977. Il committente pone ai partecipanti le seguenti condizioni:

– che il complesso sia polifunzionale,

– che il complesso tenga conto delle strutture preesistenti,

– che si includa nel complesso un parcheggio lungo la Konrad Adenauer Strasse,

– che si preveda un percorso pedonale pubblico di collegamento tra Urbanstrasse e Konrad Adenauer Strasse (elemento democratico di molti concorsi tedeschi).

La commissione sceglie il progetto realizzato da James Stirling (1924-1992), un architetto famoso, una personalità molto interessante che Francesco Dal Co ricorda così: “osservava disincantato il mondo e guardava il nostro tempo senza illusioni. Odiava gli stereotipi, ma era attratto dal potere esercitato dai luoghi comuni…Era curioso. Da ogni viaggio ritornava con una sorpresa. Mandava in ogni occasione cartoline e progetti illustrati da microscopici disegni, altrettanti argomenti di cui discutere in occasione dell’incontro successivo…A differenza di molti era un maestro che amava più di ogni altra cosa la libertà: pensava che l’unico insegnamento che vale la pena tentare ancora di impartire è il desiderio di essere liberi”.

James Stirling nasce a Glasgow (Inghilterra), studia a Liverpool, si trasferisce poi a Londra negli anni dei “giovani arrabbiati” e fa qui parte dell’Indipendent Group e di un mondo intellettuale vivacissimo. Realizza molti progetti museali di grande impegno in tutto il mondo. In Germania risulta vincitore, oltre che a Stuttgart, anche in altri due importanti concorsi, quelli per i complessi museali di Düsseldorf e di Köln.

Il progetto per la Neue Staatsgalerie è elaborato da James Stirling con il contributo di Michael Wilford ed altri, e propone un insieme di strutture con funzioni diverse:

– la Nuova Galleria, sul lato nord-est collegata con la Vecchia Galleria mediante un ponte,

– la Biblioteca e gli Uffici sulla Urbanstrasse,

– la Scuola di Musica, sul lato sud-est,

– il Teatro, sul lato sud-ovest,

– un nuovo laboratorio- scuola di arte drammatica, auditorium e un nuovo giardino a sud, che però non furono mai realizzatti,

– un ampio garage, parallelo alla Konrad Adenauer, con accesso dalla Eugenstrasse,

– un paesaggio pedonale che attraversa l’intero complesso.

Il progetto della Neue Staatsgalerie di Stuttgart è uno dei punti di riferimento più importanti nella produzione di Stirling e per l’architettura museale contemporanea. Con la Staatsgalerie la città entra nel progetto come principale parametro di riferimento e il progetto conquista un ruolo da protagonista nella costruzione del tessuto urbano. Stirling parte dall’idea che il suo complesso deve contenere l’astratto, o come dice nel suo discorso di apertura del Museo nel 1984, “per astratto intendo quello stile formale che fa riferimento al Movimento moderno, ai linguaggi desunti dal cubismo, dal costruttivismo, dal neoplasticismo, della nuova architettura”. Ma deve essere nel contempo anche rappresentativo, perché è di “estrema importanza poter contare nel centro cittadino sulla presenza di segni fisici, una città sprovvista di monumenti sarebbe un non luogo”. L’architetto inglese propone però una monumentalità informale. Certamente Stirling viene influenzato dai musei ottocenteschi e sceglie in qualche modo come prototipo l’Altes Museum di Karl Friedrich Schinkel a Berlino, ma supera questo modello, andando oltre l’idea ottocentesca di museo come centro, come “chiesa estetica”. Per lui il museo è uno spazio aperto un continuum tra spazio interno e spazio esterno.

E la sua monumentalità informale la si può percepire nella corte interna, che invece di essere il centro culminante dell’assetto spaziale, si presenta come il punto in cui si incontrano città (passaggio pedonale) e museo, luogo di movimento anche veloce (il passaggio pedonale prevede anche l’uso di skateboard, biciclette e pattini a rotelle) e stasi. Questa monumentalità informale si coglie anche, nella pianta simmetrica, ma segnata da frequenti trasgressioni, nella facciata, che non è una vera e propria facciata, ma come dice lui “una sequenza di elementi casuali posti al fianco dei tragitti pedonali diretti all’interno o attraverso l’edificio”. L’informalità è segnata infine anche dalle scelte stilistiche, dallo giustapporsi delle murature monumentali in pietra con le superfici metalliche a colori vivaci, come rosso, blu, giallo, verde, celeste, rosa e il pavimento in gomma nella hall verde.

Il progetto di Stirling risana, quindi, in maniera moderna e magistrale l’aspetto di Stuttgart, deturpata due volte dalla mano dell’uomo.

 

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