Mario De Maria e il suo amore per Venezia. La Casa dei Tre Oci alla Giudecca

di Laura Bumbalova

Mario De Maria è un pittore e artista originario di Bologna, innamorato da sempre di Venezia.

DeMariaSi trasferisce a vivere nella città lagunare nel 1892 e nonostante i suoi periodi di depressione partecipa attivamente alla vita culturale della città, prendendo parte alle varie Biennali, non solo come progettista, ma anche come artista. Nella Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro possiamo  oggi ammirare una sua opera, un olio su tela di forte intensità emotiva, dal titolo Fine di un giorno d’estate, Egloga. Con quest’opera partecipò alla Biennale del 1899, una Biennale che sicuramente avrà avuto il suo impatto sul pubblico, perché vede la partecipazione del  macchiaiolo livornese Giovanni Fattori,  del macchaiolo veneziano Guglielmo Ciardi, del divisionista Plinio Nomellini e di molti altri. Il dipinto di Mario De Maria mostra in primo piano un pino marittimo, seguito da un sarcofago romano e sullo sfondo un gregge che si allontana ordinatamente; è un paesaggio malinconico, è la fine di un giorno d’estate, è la metafora di uno stato d’animo.

egloga                                                   Foto tratta dal sito di Ca’Pesaro

Alla Biennale di Venezia del 1907, le opere di Mario De Maria vengono inserite nella “Sala del sogno”  accostate a quelle degli artisti del Simbolismo europeo, mentre alla Biennale del 1909 gli dedicano una sala monografica.

Nel cuore di chi come lui ha amato Venezia rimane, però,  la casa che lui progetta  e inaugura nel 1913. E’ la sua casa, nota come la casa dei Tre Oci alla Giudecca. Non puo’ non colpire la storia struggente che l’architetto De Maria racconta con la facciata del suo palazzo sul Canale della Giudecca. Mario aveva una figlia, una bella ragazzina, che però muore tragicamente nel 1905, si chiamava Silvia e il De Maria non la dimenticherà mai. I tre oci o i tre occhi sono le tre grandi finestre che simboleggiano  lui stesso, la moglie Emilia Voight, anche lei pittrice originaria di Brema e il figlio Astolfo, a sua volta pittore. Mentre Silvietta è rappresentata da una piccola bifora che li sovrasta romanticamente.

casa-tre-oci-07                                                Foto tratta da treoci.org

D’ora in poi quando dalle Zattere, o dal profondo canale che bagna la Giudecca vedrai un edificio all’apparenza antico con tre grosse finestre, ti ricorderai di un padre che ha tanto amato la sua figlioletta morta.

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Foto di Lorenzo Bettio

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